Outlast 2

Outlast 2 – Recensione

Così come nel cinema, anche nel mondo dei videogiochi esistono diverse sfaccettature del genere horror. Tra produzioni che cercano di attirare utenza promettendo viaggi terrificanti fatti di orrendi mostri e jumpscare ad attenderci dietro ogni angolo, titoli che basano il loro fascino su ambientazioni estremamente coinvolgenti e capaci di scuotere i giocatori attraverso temi psicologici, ed avventure fatte di violenza ed armi da fuoco, non si può certo dire che non si abbia l’imbarazzo della scelta quando si decida di affacciarsi in questo vasto universo videoludico.

In mezzo a questo gran calderone esiste un titolo che è riuscito ad attirare i riflettori su di sé, complici una serie di video comparsi su Youtube dove un gran numero di provetti fifoni dotati di cuffie da gaming si mettevano in mostra mentre si avventuravano nel suo tenebroso universo a suon di (falsissime) urla di terrore e balzi dalle proprie sedie. Stiamo parlando ovviamente di Outlast, opera horror che nel 2013 ha reso celebri i ragazzi canadesi di Red Barrels e che – dopo aver fatto il giro di tutte le piattaforme – è approdato a sorpresa anche su Nintendo Switch prima con un interessantissimo bundle “gioco + DLC” ed ora con il suo apprezzatissimo sequel.

In occasione del lancio del primo capitolo, recensito sulle nostre pagine da Prince Serg, vi parlammo di un ottimo porting capace di rendere alla perfezione sul gioiellino ibrido di Nintendo. Sarà in grado anche Outlast 2 di brillare su tale console e portare il suo sano mondo blasfemo ai livelli qualitativi ai quali siamo stati abituati in precedenza? Scopriamolo assieme!

Outlast 2
Se questa visione vi scuote sappiate che non avete idea di cosa vi aspetterà all’interno del gioco…

La storia di Outlast 2 vuole mettere fin da subito in chiaro come l’opera prima dei Red Barrels sia maturata durante i quattro anni che hanno separato lo sviluppo di entrambi i capitoli, con una narrazione incessante che ci accompagnerà durante le circa 10 ore necessarie a portare a termine questa nuova avventura. Questa volta non saremo più complici delle vicende del manicomio di Moun Massive ma verremo catapultati direttamente all’interno di un elicottero in volo sopra una foresta in Arizona. Impersoneremo il cameraman Blake Langermann che, assieme alla giornalista e moglie Lynn, sta indagando sulla scomparsa di una ragazza incinta dall’identità sconosciuta. Mentre cercano di girare quella che sembra essere la scena introduttiva del servizio che stanno realizzando, un guasto al veicolo obbliga il pilota ad un atterraggio di emergenza, al seguito del quale Blake si risveglia tutto solo sul luogo dell’impatto. Di sua moglie Lynn non sembra esserci più traccia e la scena che gli si presenta di fronte è l’inizio di un incubo ad occhi aperti: il pilota è stato crocifisso e bruciato vivo rendendo le probabilità di ritorno a casa prossime allo zero.

Il filo narrativo di Outlast 2 continua ad essere quello della deviazione mentale, ma viene qui arricchito da temi ben più profondi come quello delle pseudo-religioni. Non aspettatevi nulla di pacifico all’interno delle poche zone popolate che attraverserete; gli abitanti, infatti, sembrano vivere succubi delle visioni di un falso profeta, capace di condizionare il pensiero di una comunità debole e ormai sfinita da un’epidemia di sifilide che la sta lentamente decimando. Come se non bastasse, ricorrenti visioni ci porteranno a vivere un incubo parallelo, ambientato all’interno di una scuola e che ci vedrà assistere ad un altro atto di violenza del quale, però, lascio scoprirne i retroscena a coloro che decideranno di acquistare il gioco.

Outlast 2
In ogni casa che entrerete, potrete trovare questo signore! Che sia qualcuno di molto importante e dal quale cercare di stare alla larga?

A livello gameplay possiamo ritrovare l’intera formula che ha reso celebre il primo episodio, arricchita con qualche gradita feature aggiuntiva capace di perfezionare un sistema di gioco che già nella sua incarnazione originale risultava più che interessante. In qualità di cameraman avremo con noi la nostra fedelissima telecamera, unica nostra alleata, dotata di un sensore notturno che saprà tornarci utile in più di un’occasione. Senza di essa, infatti, capiterà spesso di dover brancolare nel buio; e tali circostanze potrebbero non essere così rare considerando che l’autonomia del gioiellino tecnologico di Blake è limitata e si affida alla corretta gestione di alcune batterie ricaricabili recuperabili lungo il nostro cammino. Qui abbiamo uno degli aspetti più interessanti del titolo, che riesce a contestualizzare la presenza di un “collezionabile” di tale natura anche in alcuni luoghi che sembrano dimenticati da Dio, posizionandoli sempre in prossimità di un ulteriore oggetto dotato di elettronica e trasmettendo al giocatore un forte senso di realismo e di attenzione ai dettagli da parte degli sviluppatori.

In questo secondo capitolo saremo in grado sfruttare anche le potenzialità del microfono del quale la telecamera in nostro possesso è dotata. Grazie a questa minima aggiunta potremo scrutare meglio la situazione attorno a noi in quelle circostanze nelle quali, magari perché nascosti all’interno di un armadietto, ci sarebbe impossibile capire quando il pericolo è scampato basandoci esclusivamente su ciò che (non) vediamo. Per concludere con le novità, un sistema di collezionabili intelligente va ad arricchire la classica raccolta di documenti cartacei sparsi lungo le ambientazioni con la possibilità di catturare brevi filmati in alcuni punti chiave, riguardabili successivamente con tanto di commento in diretta del nostro protagonista.

Outlast 2
Il cartello recitava “Fee Hugs”, ma io non mi fido…

Il mondo di gioco è nuovamente piuttosto statico e non offre alcun tipo di interazione se non attraverso i numerosi punti sicuri (armadietti, barili, pozzi d’acqua) all’interno dei quali è possibile rifugiarci nei momenti più concitati nell’attesa che la situazione ritorni sotto controllo. Anche questa volta Blake non potrà contare su alcuno strumento di difesa nei confronti dei nemici e dovrà calibrare sapientemente ogni passo per evitare di attirare l’attenzione su di sé rischiando, di conseguenza, di incappare in un inevitabile game over. Sarebbe stata interessante, vista la natura stealth della produzione firmata Red Barrels, l’introduzione di qualche elemento capace di distrarre i nostri oppositori ma sono consapevole di come l’intero fascino dell’opera derivi proprio dalla paura di sbagliare e, com’è giusto che sia, gli strumenti per impedircelo devono ridotti al minimo sindacabile.

Quello che sembra essere un vero cambio di rotta di Outlast 2 rispetto al suo capostipite riguarda proprio le ambientazioni che vanno a costituire questa nuova iterazione. Alle continue zone chiuse del manicomio di Mount Massive, vengono ora sostituite intere zone “aperte” all’interno delle quali è possibile muoversi con un più ampio respiro. Questo, però, non significa che sarà ora più facile sfuggire ai nemici che ci avranno identificato, ma solamente che avremo a che fare con situazioni nuove e capaci di mascherare, laddove possibile, l’ancora presente avanzamento lineare. Purtroppo, infatti, continua ad essere presente quella forte componente di trial & error che fin dal primo capitolo ha obbligato i giocatori a ripetere più e più volte le stesse scene nel disperato tentativo di capire quale fosse la direzione giusta da intraprendere per sfuggire a morte certa. Questo non deve essere, ovviamente, considerato come un aspetto negativo dell’esperienza videoludica offerta da Outlast 2, volutamente incentrata su questo equilibrio precario che impedisce costantemente al giocatore di abbassare la guardia. Ma non vi preoccupate, se siete tra coloro che hanno amato il senso di claustrofobia offerto dai corridoi di Mount Massive non rimarrete delusi, anche questa volta i Red Barrels hanno pensato a voi.

Outlast 2
Un giretto a bordo di una zattera era proprio quello che ci voleva con questo bel chiaro di luna!

A livello puramente estetico siamo di fronte ad un vero e proprio balzo in avanti rispetto al primo capitolo, tanto che viene spesso da domandarsi se il tutto sia stato veramente realizzato da una software house indipendente. E non si può certo dire che il feeling non sia rimasto invariato anche in questa ottima conversione per Nintendo Switch. Sicuramente uno dei punti a favore dei programmatori è rappresentato dalla presenza di numerosissime zone buie all’interno delle quali è notevolmente più semplice nascondere, oltre ai pericoli, eventuali imperfezioni. Inoltre, la presenza di pochi elementi interattivi aiuta a non sforzare troppo il motore grafico, che può concentrare tutta la potenza computazionale disponibile per gestire tutti gli oggetti che rimangono fermi al solo scopo di deliziare i nostri occhi ed amplificare l’esperienza horror generale. Ci sono alcune sezioni di gioco, ambientate all’interno dei numerosi flashback narrativi, che in modalità portatile sembrano addirittura sfiorare il fotorealismo. Nonostante i dettagli tecnici sul frame rate non siano stati ancora confermati dagli sviluppatori, così come Outlast Bundle of Terror anche Outlast 2 sembra puntare ad un frame rate incredibilmente stabile di 30 fps, e vi posso garantire che durante le mie sessioni di gioco non ho mai assistito ad una sola perdita di frame, segnale che i lavori di conversione siano stati eseguiti in maniera impeccabile.

Anche sul fronte sonoro bisogna fare i complimenti ai Red Barrels, l’esperienza risulta completamente immersiva in entrambe le modalità di gioco, con una ovvia spintarella permessa dall’utilizzo di un paio di buone cuffie. Mediante il loro utilizzo, infatti, sarà ancora più facile venire catturati dall’universo di gioco, complice un sonoro stereofonico capace di trasmettere in qualsiasi momento sia l’ansia del nostro protagonista sia la direzione specifica dalla quale provengono tutti i suoni dell’ambiente circostante.

Outlast 2
Ditemi se non sembra di essere direttamente all’interno di questa scuola!

Il mondo di Outlast, dunque, si presenta ancora una volta alle porte di Nintendo Switch. E lo fa con una conversione perfetta, capace di rendere l’esperienza godibile al 100% sia in modalità docked che sfruttando la portabilità della console. Nonostante sia stato implementato in maniera superficiale, il supporto all’HD rumble andrà ad arricchire questa versione dedicata all’ibrida Nintendo, grazia alla quale potremo immergerci ancora più a fondo nell’orrore blasfemo messo sul palco dai canadesi di Red Barrels; e lo potremo fare ancor più facilmente in qualsiasi luogo possa essere considerato capace di esaltare i nostri sensi. Ma mi raccomando, non dimenticate di portare sempre con voi anche le migliori cuffie da gaming in vostro possesso!

Outlast 2
Outlast 2 – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato ad Outlast 2 grazie ad un codice gentilmente offerto dagli sviluppatori, portando a termine l'avventura in circa 10 ore.
PRO
CONTRO
8