Max: The Curse of Brotherhood

Max: The Curse of Brotherhood – Recensione

Max e Felix sono due inseparabili fratelli che passano le loro giornate assieme a giocare nella serenità generale. Questo è forse il modo in cui i loro genitori avrebbero voluto che iniziassi a parlarvi di loro, ma la realtà è tutt’altra. Anche se i due fratelli si vogliono bene, i loro caratteri sono così diversi che faticano ad andare costantemente d’accordo. Il piccolo Felix è iperattivo ed ama divertirsi a gran voce mentre a Max, il fratello maggiore, piace dedicarsi a passatempi più tranquilli quali la lettura e il disegno. Con queste premesse è facile immaginare quanto debba essere difficile per Max sopportare il rumoroso fratellino, al punto da ritrovarsi spesso a dover ricorrere a sfoghi di rabbia nei suoi confronti nella speranza di vederlo finalmente silenzioso. Ed è proprio durante una di queste liti che Max decide di ricorrere ad un metodo drastico, prendendo il suo computer e digitando “Come far sparire il proprio fratellino!” su Giggle nella speranza di sbarazzarsi definitivamente di lui. Quello che appare su schermo è una strana filastrocca che, una volta letta a gran voce, fa comparire un enorme varco dimensionale nel quale Felix viene immediatamente risucchiato. A Max, preso dallo sgomento e dai sensi di colpa, non resta che lanciarsi nel portale e partire all’avventura per salvare il fratellino che lo implora a gran voce di seguirlo. Benvenuti nello stravagante mondo di Max: The Curse of Brotherhood.

Max: The Curse of Brotherhood
Al giorno d’oggi su internet può scrivere davvero chiunque, che danni potrà mai fare una formula magica scritta su un sito a caso trovato su Giggle?!?

Assistendo alla sequenza introduttiva del gioco, avrete avuto il piacere di apprezzare il primo dei molti punti di forza della produzione danese firmata Press Play. Le animazioni che fungono da ponte tra le numerose sezioni di gameplay, delle quali vi svelerò a breve le particolarità, richiamano a gran voce (con le giuste proporzioni) la qualità dei cortometraggi Pixar e la cura nei dettagli con la quale la narrazione viene portata avanti fino al gran finale ha permesso di mettere sotto i riflettori una delle componenti che spesso viene trascurata quando si parla di platform. Ben presto scopriremo di essere finiti all’interno di un mondo pericoloso governato da Mustacho, il cattivone di turno che ha ben pensato di catturare Felix regalandoci un pretesto per partire all’avventura muniti di tanto coraggio e di un pennello magico capace di materializzare oggetti che ci saranno fondamentali per proseguire.

Ed è proprio questo magico pennello il vero protagonista indiscusso dell’intera avventura. Uno strumento che sembra così innocuo con un po’ di fantasia è capace di trasformarsi nel miglior alleato del piccolo Max, grazie ad una serie di potenzialità che verranno sbloccate man mano che dimostreremo di essere degni di governarle a dovere. Se gli sviluppatori non avessero introdotto la capacità di creare elementi attraverso questa particolare “arma”, Max: The Curse of Brotherhood sarebbe stato semplicemente uno dei tanti platform ai quali siamo stati abituati nell’arco di questi ultimi anni di gaming; un protagonista capace di saltare, spingere oggetti per raggiungere luoghi sopraelevati ed una serie di scagnozzi pronti a farci perire lungo il cammino sarebbero stati i soliti elementi di contorno per un comparto artistico ricco di interessanti spunti che, però, non avrebbero da soli reso particolarmente appetibile questa piccola perla indipendente. Grazie all’utilizzo del pennello, invece, ogni singolo stage trova la sua posizione all’interno di un mosaico ben progettato capace di guidare il giocatore, un enigma ambientale dopo l’altro, senza mai far trasparire elementi di ripetitività tanto ricorrenti nelle produzioni odierne.

Max: The Curse of Brotherhood
Un pennello magico capace di far comparire rami dal nulla! Una formula interessante che ci permetterà di raggiungere luoghi altrimenti inacessibili!

Quando partiremo all’avventura, il potenziale del nostro pennello dovrà ancora essere liberato. Guidati da una misteriosa voce fuori campo, numerosi elementi ambientali inizieranno a facilitarci il passaggio in quello che si dimostrerà essere fin dal primo momento un ambiente altamente ostile. Rami, flussi di acqua, liane e colonne di roccia saranno nostri complici per permetterci di raggiungere la vetta del primo stage, scoprendo che ben presto quell’immenso potere sarà completamente affidato a noi.

Anche se precedentemente ho definito Max: The Curse of Brotherhood come un semplice platform game, questo è molto di più. Ciascuno stage infatti non dovrà semplicemente essere attraversato cercando di sfruttare gli elementi ambientali per non perire sotto gli attacchi degli aiutanti del terribile Mustacho, ma ci offrirà una gran quantità di enigmi ambientali attraverso i quali dare sfogo alla nostra fantasia per risolverli sfruttando al meglio le potenzialità del pennello magico. Se all’inizio potremo solamente ergere colonne rocciose, ben presto saremo in grado anche di materializzare rami o liane da sfruttare come appigli e persino combinare tra loro i vari elementi per garantire una buona profondità ad un gameplay che non risulta mai fine a se stesso.

Max: The Curse of Brotherhood
Effetto domino tra 3, 2, 1…

Nonostante il mondo di gioco sia pattugliato dagli scagnozzi di Mustacho, il nostro vero nemico sarà l’ambiente circostante. In molte occasioni, infatti, il titolo ama mostrarsi in ottime fasi action nelle quali dovremo dimostrare prontezza di riflessi per uscire da situazioni pericolose causate dalla conseguenza di alcune nostre azioni (o di quelle dei nostri nemici). E’ così che non sarà raro ritrovarsi a fuggire da temibili colate di lava o cercare di sopravvivere a grandi inondazioni, cercando contemporaneamente di sfruttare l’immancabile pennello per aprirci la strada verso il più vicino punto sicuro.

Fortunatamente gli sviluppatori sono stati così magnanimi da tappezzare i livelli di checkpoint, riducendo la durata (ma non la quantità) di queste sezioni palesemente trial & error e rendendo la curva di difficoltà ben calibrata e capace di non portare mai il giocatore ad abbandonare la sessione di gioco a causa del troppo sconforto.

Max: The Curse of Brotherhood
Preparate i vostri riflessi, o vi ritroverete a rivivere le stesse sezioni più e più volte!

Anche il dito vuole la sua parte

Ultimo aggiornamento: 2024-04-25 at 21:30

A questo punto della recensione vi sarete sicuramente chiesti come sia stata gestita la mappatura dei controlli, vista la particolarità del gameplay fortemente basato sul disegno a video. Attraverso l’utilizzo di un controller classico lo spostamento del pennello magico viene completamente affidato all’analogico destro che, in combinazione con la pressione del tasto ZR permette al giocatore di disegnare o distruggere  i vari elementi. Sorprendentemente, tale sistema è risultato confortevole fin dal primo istante e per un momento mi ha fatto completamente dimenticare di avere per le mani un dispositivo dotato di uno schermo touch, feature che gli sviluppatori hanno ben pensato di sfruttare nella realizzazione di questo porting.

In modalità portatile, infatti, è possibile sfruttare lo schermo capacitivo di Nintendo Switch per muovere il pennello di Max, il cui potere verrà automaticamente attivato nelle zone prestabilite senza la necessità di premere alcun tasto fisico. Nonostante questa possibilità sia stata sicuramente apprezzata, devo confessarvi che spesso mi sono dimenticato della sua presenza, non sentendone quasi mai la mancanza. Oltretutto, e contro ogni aspettativa, ho spesso avuto la sensazione di trovarmi più a mio agio attraverso l’utilizzo dell’analogico in quanto il tracciamento mediante controlli touch non segue il nostro dito alla stessa velocità e rischia di far apparire il sistema di controllo estremamente più macchinoso del necessario.

Max: The Curse of Brotherhood
Un gioco nel quale è possibile abbracciare simpatiche creature… con l’obiettivo di sradicarle dal loro habitat naturale e collezionarle!

Per arricchire l’esperienza dei giocatori che amano guardarsi costantemente attorno in cerca di collezionabili, tutti gli stage sono stati tappezzati con un totale di 75 occhi malvagi da disattivare, rappresentati da strambe creature attraverso le quali Mustacho è capace di osservare ogni nostro movimento, e 18 pezzi di amuleto. Sebbene la raccolta di questi elementi risulti un piacevole diversivo per aumentare la rigiocabilità del titolo, questi risultano fini a se stessi in quanto la loro raccolta non ci garantirà alcun tipo di ricompensa. Uno stage aggiuntivo sarebbe sicuramente stato apprezzato, spingendo molti giocatori a rimboccarsi le maniche per svelare i numerosi passaggi segreti inseriti in alcuni dei livelli.

Anche per quanto riguarda grafica e sonoro si sarebbe sicuramente potuto fare di più. Le musiche, pur non essendo mai troppo invadenti, tendono a risultare piuttosto anonime – al punto che dopo quasi dieci ore di gioco nessuna di queste è riuscita a rimanermi in testa. Il comparto grafico invece, nonostante rimanga su livelli mediamente alti in quanto a qualità, tende a risultare piuttosto altalenante in quelli che sono i dettagli delle varie ambientazioni. Non è raro passare da uno stage particolarmente ispirato, nel quale la natura sembra essere viva, ad uno successivo dove i fondali sembrano quasi nascondersi dietro un’esagerata sfocatura – forse necessaria per permetterci di focalizzare la nostra attenzione sul piccolo Max o per alleggerire il motore di gioco mentre ci sfida in uno delle numerose fasi action.

Nonostante questi piccoli difetti, che non minano in alcun modo l’esperienza di gioco, sento di poter consigliare l’acquisto di Max: The Curse of Brotherhood a tutti i giocatori in cerca di un platform un pò diverso da quelli che sono gli standard odierni. Grazie ad un gameplay sicuramente interessante ed una progressione dei livelli che non porta mai a sensazioni di noia o di frustrazione, il gioco è capace di soddisfare tutti i palati. E se proprio volete un’ultima conferma prima di aprire il vostro portafoglio virtuale, sarete felici di sapere che sull’eShop è stata resa disponibile una DEMO con la quale potrete cimentarvi con il primo livello del gioco.

Max: The Curse of Brotherhood
Max: The Curse of Brotherhood – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a Max: The Curse of Brotherhood grazie ad un codice gentilmente offerto da Stage Clear Studios, completando l'avventura al 100% raccogliendo tutti i collezionabili e giungendo al finale in un tempo di gioco inferiore alle 10 ore.
PRO
CONTRO
7.6