Human: Fall Flat

Human: Fall Flat – Recensione

Se “cosa diamine ho appena visto?” è stata la vostra reazione alla visione del trailer di Human: Fall Flat, posso assicurarvi che “a cosa diamine ho appena giocato?” è quello a cui penserete non appena avrete terminato la vostra prima partita in compagnia di Bob, il protagonista dell’avventura della quale oggi avrò il piacere di parlarvi.

Ma prima di procedere forse è bene chiederci chi sia realmente questo Signor Bob. Bob potrebbe rappresentare l’alterego di ciascuno di noi, quella persona nella quale ci identifichiamo quando vogliamo scavare nei nostri pensieri e rivivere in maniera concreta tutto ciò che ci circonda. In Human: Fall Flat, Bob rappresenta l’astrazione onirica di un operaio distruttore costruttore che, grazie alla sua fervida immaginazione (stimolata da nottate decisamente agitate), ama sognarsi protagonista di folli scenari pregni di strutture che molto richiamano il suo lavoro. Durante queste sue ricostruzioni di spezzoni di vita quotidiana Bob può fare di tutto: il suo corpo flaccido improvvisamente è in grado di sollevare enormi macigni, spostare pesanti vagoni di treni, e compiere azioni che nella vita reale molto probabilmente non sarebbe in grado di portare a termine. Un super uomo interiore, capace di sfogare tutte le frustrazioni del quotidiano e che saprà regalare qualche sorriso al giocatore che deciderà di impugnare il pad e accompagnarlo lungo i livelli che costituiscono la nuova avventura di No Break Games appena approdata sul Nintendo Switch eShop grazie al publisher Curve Digital.

Human: Fall Flat
La situazione è decisamente irrecuperabile, l’unica soluzione è quella di lasciarsi cadere nel vuoto… per l’ennesima volta!

Per mettere in chiaro fin da subito il concetto di astrazione che gli sviluppatori hanno volutamente cercato di attribuire al protagonista del loro gioco, la prima cosa che ci verrà richiesta mentre avvieremo la nostra prima partita sarà quella di personalizzare le sembianze di Bob. Di default, il goffo personaggio si presenta come un modello umano estremamente semplificato e privo di alcun tipo di texture. Sarà nostro compito, quindi, iniziare a fantasticare su come concretizzare quella che potremmo definire la personalità del protagonista. Saremo in grado di modificare il colore di qualsiasi parte del corpo e vestire Bob per far si che questo si identifichi al meglio in una delle figure professionali preconfezionate dal gioco.

Superata questa breve fase di setting iniziale ci ritroveremo subito proiettati nella mente di Bob intento a sognare il suo “io onirico” mentre precipita da un’altezza considerevole, per poi ritrovarsi letteralmente spappolato sul suolo di quello che sarà a tutti gli effetti il primo livello del gioco. Ben presto potremo iniziare a familiarizzare con il sistema di controllo, componente che – assieme al motore fisico – rappresenta la vera anima dell’intera produzione. Seppure il corpo di Bob sia interamente snodabile, al giocatore viene lasciato il solo compito di controllarne gambe e braccia; oltre alle classiche azioni di movimento e di salto, saremo in grado di comandare ciascuno dei due arti superiori, in maniera del tutto indipendente, attraverso la pressione dei tasti ZL e ZR.

E’ così che ben presto ci verrà richiesto di familiarizzare con il mondo attorno a noi, che stage dopo stage tende a diventare sempre più grande e ricco di elementi con i quali interagire. Pur non avendo dita, le mani di Bob potranno fare di tutto: tirare leve, afferrare oggetti, aggrapparsi a sporgenze e spostare ogni tipo di ostacolo che troverà lungo il suo percorso. La curva di difficoltà sarà ben calibrata e ci ritroveremo a prendere confidenza con elementi interattivi sempre nuovi ma con una frequenza tale da permetterci di metabolizzarne al meglio il funzionamento. Grazie ad un motore fisico ben implementato potremo tirare leve, utilizzare marchingegni, effettuare salti improbabili ed abbattere muri – senza limiti e senza la paura di sbagliare.

Human: Fall Flat
L’unica cosa della quale deve ringraziare Bob è di non avere ossa e denti, altrimenti non se la passerebbe bene una volta toccato il suolo!

Il tema della caduta è quello più ricorrente all’interno del gioco. Avendo a che fare con livelli rappresentati da veri e propri diorami sospesi nel vuoto, non saranno per niente rare le situazioni in cui ci ritroveremo a compiere un’azione azzardata a seguito della quale sarà impossibile non precipitare inesorabilmente di sotto. In questi casi entra in gioco un meccanismo di checkpoint pensato appositamente per valorizzare questi “salti della fede” di Bob, spingendoci quasi a lasciarlo cadere qualora si necessiti di ritentare una sezione dalla quale sembra difficile uscire vittoriosi. E’ così che la classica schermata di caricamento, a seguito dell’inevitabile game over, viene sostituita da un poetico volo gravitazionale del protagonista che si conclude con un prepotente schianto al suolo, esattamente nel punto dove è avvenuto l’ultimo salvataggio automatico. Una sorta di circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire, come a rappresentare la prigionia del sogno al quale stiamo prendendo parte.

Nonostante Human: Fall Flat sia palesemente uno di quei giochi che punta tutto il suo fascino sul sistema di controllo, grazie al quale si ha quasi sempre la sensazione di essere alla guida di un personaggio imbottito di alcolici dalla testa ai piedi, questo a volte risulta macchinoso e potrebbe portare il giocatore poco paziente a pensare di abbandonare precocemente il titolo a causa della eccessiva frustrazione causata da alcune sezioni più complesse che ben presto sarà richiamato a superare. Fortunatamente molti degli enigmi offerti dal gioco possono essere risolti in modi differenti, stimolando la fantasia di chi ama sperimentare soluzioni sempre diverse e fuori da ogni schema. In questo modo, gli sviluppatori sono riusciti a confezionare un pacchetto adatto ad ogni fascia di giocatore che – a seconda della predisposizione personale nei confronti di un genere così particolare – sarà in grado di personalizzare la propria esperienza ludica spaziando da approcci ragionati in stile puzzle ad altri più spensierati che molto ricordano i cari sandbox game.

Human: Fall Flat
Povero Bob, solo e senza nessuno che possa sentire le sue urla di dolore. Come dite? Si sta nuovamente fingendo morto pur di non continuare a giocare?

Per tutti quei giocatori che temono di stancarsi dopo aver provato giusto qualche livello, Human: Fall Flat offre un’interessante modalità multiplayer grazie alla quale condividere qualche risata in compagnia di amici o parenti. In qualsiasi momento durante la partita, infatti, sarà possibile far partecipare un secondo giocatore che ci potrà assistere in ogni nostra azione. Grazie ad un sistema di split screen, i due partecipanti potranno suddividersi i ruoli o collaborare per superare qualsiasi tipo di ostacolo che li separa dalla fine del livello, rappresentata da una romantica caduta di coppia. In questo modo anche la minima probabilità di andare a noia viene letteralmente abbattuta e sarà possibile superare in allegria qualsiasi sezione di gioco, anche quelle che prima potevano risultare particolarmente complesse.

Nonostante sia solito non dilungarmi troppo su discorsi legati a grafica e sonoro, devo a mio malgrado dedicare qualche riga al motore grafico del gioco. Seppure la scelta di rendere qualsiasi ambientazione il più minimale possibile sia sicuramente una conseguenza dell’enorme complessità del motore fisico, gli stage risultano quasi sempre troppo spogli e praticamente privi di qualsiasi tipo di texture. Sarebbe stato sicuramente apprezzato uno sforzo aggiuntivo per garantire per lo meno la sensazione di essere all’interno di ambienti dall’elevata interattività, capaci di stimolare il giocatore nella ricerca di situazioni improbabili aumentando, di conseguenza, il divertimento generale percepito dal giocatore. Anche il comparto sonoro sembra non sforzarti nell’offrire un’atmosfera troppo giocosa e, seppure le tracce risultino quasi sempre azzeccate queste si limitano ad essere solamente funzionali al gioco e non all’intera esperienza utente. Un vero peccato, visto che bastava veramente poco per donare al titolo una personalità tutta sua capace di differenziarlo da moltissimi progetti analoghi che, forse a causa delle stesse limitazioni, non sono mai riusciti a farsi notare (ad eccezione, forse, dello stravagante Octodad: Dadliest Catch).

Human: Fall Flat
Un ambiente così desolato è capace di scoraggiare il protagonista dal continuare la propria avventura…

Tirando le somme, viene estremamente difficile consigliare a scatola chiusa Human: Fall Flat a chiunque voglia semplicemente distrarsi tra una partita e l’altra a qualche gioco dallo spessore decisamente più elevato. Il gioco sicuramente non brilla nella sua resa visiva ma è comunque in grado di regalare qualche breve momento di divertimento al giocatore che sarà capace di guardare oltre lo schermo. Per tutti coloro che hanno un second player sempre a disposizione, la piccola creatura di No Break Games potrebbe riservare più sorprese del previsto, rappresentate da una serie infinita di situazioni divertenti e capaci di tenere qualsiasi coppia di giocatori incollati alla console per sperimentare soluzioni di tutti i tipi. Alla luce di questo credo che la cosa più onesta da fare sia assegnare un sei politico al gioco, proprio come si faceva a scuola quando ci si trovava di fronte ad uno studente che aveva sì studiato, ma non abbastanza da dare il meglio di sè.

Human: Fall Flat
Human: Fall Flat – Recensione
PRO
Grande quantità di situazioni bizzarre
Protagonista goffo e simpatico
Buona dote di umorismo
CONTRO
Il gameplay potrebbe essere difficile da digerire
Richiede pazienza, molta pazienza
Scarsa longevità
6
I BELIEVE I CAN FLY