Don't Knock Twice

Don’t Knock Twice – Recensione

Don’t Knock Twice, volente o nolente, è un titolo che ha sicuramente attirato l’attenzione di molti dei possessori di Nintendo Switch. Forse non necessariamente per il suo apparire interessante (?), ma per il semplice fatto che siamo di fronte al primo vero titolo horror in prima persona pronto ad inaugurare il genere all’interno dell’affollato eShop della nuova ammiraglia di Kyoto. Alla fine chi non sarebbe curioso di immergersi in un’avventura del genere, consapevole di poter vivere l’esperienza in qualsiasi parte del globo grazie alla portabilità offerta da questa straordinaria console?

Un colpo per svegliarla dal suo letto, due colpi per risollevarla dai morti!

Don't Knock Twice
Questa sarà una delle stanze che visiteremo più spesso! Mica male vero?

Prendendo ispirazione dall’omonima pellicola cinematografica, da noi conosciuta con il nome di “Non bussate a quella porta“, i ragazzi di Wales Interactive, team di sviluppo dietro a Master Reboot ed a Soul Axiom, hanno avuto il compito di farci rivivere in prima persona una leggenda metropolitana che viene definita dagli stessi sviluppatori come “psicologicamente terrificante”. Una madre con un passato di tossico dipendenza, una figlia allontanata per le proprie ambizioni artistiche ed una vecchia strega che ha il brutto vizio di rapire adolescenti smarriti; questi sono gli elementi cardine di una narrazione che, a dirla tutta, sembra solo l’ennesimo racconto dell’orrore incentrato su vicende poco credibili  ed abbastanza prevedibili. In aggiunta a tutto ciò una villa abbandonata sarà la location tutt’altro che inedita che farà da sfondo durante il poco tempo necessario a risolvere il mistero celato dietro ai misteriosi avvenimenti.

Devo essere sincero con voi lettori: il primo avvio di Don’t Knock Twice è stato violento e disarmante. La prima vera difficoltà alla quale verremo immediatamente sottoposti non sarà legata, come è lecito aspettarsi, ad un’ambientazione cupa e ad una serie di vicende terribilmente spaventose. No, il primo vero problema che dovrete risolvere sarà quello di capire come padroneggiare i controlli di gioco, che sembrano essere stati resi più complicati del dovuto. Innanzitutto la sensibilità dell’analogico destro, dedicato al movimento della visuale, non è regolabile ed è impostata ad un livello talmente basso da rendere l’esplorazione inutilmente faticosa. In secondo luogo, la scelta di assegnare l’azione dedicata alla corsa alla pressione continua della levetta sinistra è stata più causa di scomodità che di immedesimazione nei panni di un personaggio visibilmente in difficoltà. Come se non bastasse, il puntatore che dovrebbe essere fondamentale nelle poche fasi di interazione con gli oggetti presenti nella villa è di una dimensione tale da non permetterci una confortevole selezione degli elementi, con conseguente incapacità di individuare agilmente con quali di questi è possibile interagire. Sono certo che molte di queste scelte sono state fatte consapevolmente ma, una volta resomi conto di quanto lenti siano i ritmi di gioco, l’ho trovata una implementazione poco coerente.

Don't Knock Twice
Le cose sono due: o io sono un fantasma o questo specchio è difettoso!

Ma quanto è grande questa villa?

Appurata la presenza di queste limitazioni nel gameplay, l’unica cosa che possiamo fare è quella di iniziare la nostra esplorazione. Da un titolo di questa natura credo sia spontaneo aspettarsi alcune scelte di level design che enfatizzino il senso di abbandono e che, dunque, permettano al giocatore di vagare a vuoto alla disperata ricerca dell’oggetto necessario a proseguire oltre. Purtroppo anche qui sono state prese delle decisioni che azzerano qualsiasi stimolo esplorativo. La possibilità di accedere a nuove aree della casa, infatti, non sarà mai conseguenza della risoluzione di enigmi ambientali o del ritrovamento del giusto oggetto, ma avverrà solo nel momento in cui il gioco deciderà di sbloccare la porta giusta nel momento giusto.

Mi spiego meglio: stiamo allegramente camminando nel salone principale della casa quando ci accorgiamo di una porta aperta che ci darà accesso al giardino esterno. Una volta oltrepassata, questa si chiuderà irrimediabilmente dietro di noi impedendoci di tornare all’interno della magione. Con nostro stupore ci accorgeremo di essere apparentemente bloccati nel cortile, nonostante in questo vi siano alcuni cancelli attualmente invalicabili. Di fronte a noi una fontana e nulla più, nessun oggetto con il quale interagire: il primo pensiero è quello di essere incappati in un glitch. Poi la visione: da una finestra della casa si vede chiaramente la luce andare e tornare ad intermittenza, una figura umana compare dal nulla e riscompare nell’oscurità generale! Subito dopo mi accorgo che i cancelli sono stati sbloccati… ma da chi? Non mi starete dicendo che le presenze paranormali contro le quali sto cercando di lottare sono così gentili da mostrarmi il cammino? Poi la consapevolezza: quello a cui ho appena assistito era un ridicolo tentativo di jump scare, l’intero gioco ne è infarcito e nessuno di questi mi sta facendo paura.

Don't Knock Twice
Signora alce buonasera, mi sono perso! Sa per caso da che parte devo andare?

Chi ha paura dell’uomo nero?

Un titolo horror non deve necessariamente metterci angoscia attraverso lo spavento. Trovo che il modo migliore per trarre soddisfazione da un gioco appartenente a questo genere sia quello di ritrovarsi immedesimati nei sentimenti del protagonista. Prendendo come esempio il sottovalutato ZombiU, uno dei migliori survival horror tra quelli che ho avuto la fortuna di provare su console Nintendo, premio la capacità che ha avuto il team di Ubisoft nel trasmettermi una sensazione di ansia costante. Sebbene anche qui siamo di fronte ad alcuni tentativi con i quali si cerca di spaventare il giocatore attraverso azioni improvvise da parte dei nemici, il vero punto di contatto tra colui che ha in mano il gamepad ed il suo avatar virtuale era la consapevolezza che morendo si sarebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Di fronte ad uno zombi, infatti, il primo pensiero non era mai quello di aver paura delle sembianze poco curate del nostro avversario ma bensì di quanto sarebbero state tragiche le conseguenze di una nostra dipartita. In Don’t Knock Twice è invece apparentemente impossibile morire, nemmeno di paura. Capite dunque quanto sia difficile rimanere impressionati di fronte ad un nemico che l’unica cosa che è in grado di fare (neanche troppo bene aggiungerei) è quella di apparire all’improvviso per poi andarsene come se nulla fosse.

Don't Knock Twice
Abbiamo finito con questi giochetti? Dimmi quello che devo fare ed io lo faccio, basta che poi mi fai tornare a giocare!

A questo si aggiunge un’atmosfera generale altalenante. Il sottofondo musicale crea il giusto ritmo solo in alcune situazioni, per scomparire addirittura del tutto in altre. Persino il comparto grafico nasconde dei segreti che potremo scoprire solo qualche minuto dopo aver avviato la nostra prima partita; se ci limitassimo ad osservare le ambientazioni ricostruite dal team di sviluppo potremmo tranquillamente definire il gioco sufficientemente curato, almeno per quanto riguarda l’aspetto estetico.

Alcune scelte stilistiche, come quella di far invecchiare fino al degrado i personaggi raffigurati nei dipinti disseminati nelle varie stanze, dimostrano un certo impegno nell’offrire un’esperienza di gioco di qualità. Peccato che anche in questo caso il lavoro sembri non essere stato portato a termine; io non mi ritengo una persona particolarmente esigente, ma se mi date in mano un lanciafiamme improvvisato quando la lancio voglio vedere il fuoco non oggetti sparire alla carlona, così come mi aspetto che nel 2017 uno specchio rifletta tutto ciò che è presente nell’ambiente circostante e non solo gli oggetti inanimati – cosa che in Don’t Knock Twice non accade mai.

Don't Knock Twice
Eppure sono convinto che poco fa qui ci fosse stata una dolce donzella!

Lo compro o non lo compro, questo è il problema!

La domanda che, a questo punto, è lecito farsi è: “Vale veramente la pena spendere €12.49 per un gioco che ha più difetti che pregi?“. La risposta, a malincuore, è certamente “No”. Il titolo, anche se prova in tutti i modi a coinvolgere il giocatore, si presenta come un timido tentativo di metterci di fronte ad un’atmosfera cupa e tenebrosa – non riuscendoci affatto. E’ possibile raggiungere i titoli di coda in meno di un’ora, una durata talmente ristretta che non ci permetterà nemmeno di renderci conto di aver preso parte ad una nuova avventura. Ammetto che mi dispiace quando ho di fronte titoli che con uno sforzo aggiuntivo da parte degli sviluppatori avrebbero sicuramente potuto fare di più, ma ritengo che con Don’t Knock Twice l’unica paura che dovreste avere è quella di aver buttato via i vostri soldi.


Se volete saperne di più sul gioco come al solito vi invitiamo a leggere la recensione dei nostri amici di Nintendo Player.

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Don't Knock Twice
Don’t Knock Twice – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a Don't Knock Twice grazie ad un codice download gentilmente offerto da Wales Interactive. Nonostante mi sia sforzato in tutti i modi di trovare del buono in questo titolo devo confessare di aver fatto veramente fatica a portare a termine l'avventura, nonostante questa duri meno di un'ora. Il poco mordente con cui viene portata avanti la narrazione e le scelte stilistiche di dubbia utilità ai fini dell'immersione ludica mi portano a sconsigliarne l'acquisto, anche agli amanti del genere.
PRO
CONTRO
4.5
SPAVENTOSA- MENTE NOIOSO